Privacy, più stringente l'anonimizzazione dei dati personali

La decisione del Garante con il provvedimento n. 311 del 18 luglio 2023

 
privacy anonimo

In un'era in cui la diffusione di dati personali online può avere ripercussioni significative sulla privacy individuale, la decisione del Garante per la protezione dei dati personali con il provvedimento n. 311 del 18 luglio 2023 rappresenta una sorta di campanello d'allarme per tutte le autorità e le imprese che trattano dati personali. L'anonimizzazione dei dati personali, in particolare, emerge come un processo cruciale, che va ben oltre il mero oscuramento di nome e cognome.

Contesto

La vicenda origina da un reclamo presentato da un individuo, che ha notato la diffusione dei propri dati personali su un sito istituzionale, nonostante l'omissione del suo nome e cognome. Il Garante ha avviato un'istruttoria sull'Autorità chiamata in causa, che ha tentato di difendersi evidenziando sistemi volti all'anonimizzazione dei documenti.
Il Garante ha rilevato una non conformità nel trattamento dei dati secondo il RGPD; l’Autorità ha riconosciuto l'errore, dichiarandolo accidentale ma, nonostante l'azione correttiva, il Garante ha identificato una violazione del principio di minimizzazione e dell'assenza di presupposti normativi adeguati.

La sanzione

Nel caso specifico, il Garante ha valutato la natura involontaria dell'errore e l'assenza di dati sensibili o relativi a reati. La collaborazione dell'Autorità con il Garante ha attutito le possibili sanzioni: il soggetto ha ricevuto un'ammonizione e il caso è stato registrato per considerazione in future situazioni.

La situazione oggi

La decisione finale del Garante sottolinea l'importanza di un'anonimizzazione efficace dei dati personali. Le tecniche utilizzate devono garantire l'impossibilità di risalire all'identità degli individui anche attraverso altre informazioni accessibili online. In sei punti, facciamo quindi l’analisi della situazione e delle azioni che ogni impresa e organizzazione deve intraprendere.

  1. La trama intricata di informazioni che costituisce i dataset di oggi contiene moltitudini di fili sottili, ciascuno dei quali può condurre indietro alla persona da cui i dati provengono. Un indirizzo IP, la geolocalizzazione, le preferenze di acquisto, persino il modello di battitura su una tastiera possono essere indizi sufficienti per ricostruire l'identità di un individuo. È qui che le organizzazioni si trovano di fronte a una sfida monumentale: rivedere i loro processi e garantire che le tecniche di anonimizzazione impiegate siano non solo adeguate ma realmente efficaci nel preservare l'anonimato.
     
  2. Per ottenere un'anonimizzazione efficace, le organizzazioni devono prima riconoscere e mappare tutti i dati che raccolgono e analizzare come questi possono essere combinati per rivelare identità nascoste. Questo compito non è banale: richiede un'analisi dettagliata e una comprensione approfondita di come diversi dati si intersecano tra loro. Le tecniche come la pseudonimizzazione e l'hashing, per esempio, possono offrire livelli di sicurezza, ma non sono infallibili se esistono dati sufficienti per triangolare un'identità.
     
  3. Un passo fondamentale è l'applicazione di tecniche di anonimizzazione basate sul rischio, che tengono conto della probabilità e del danno potenziale di una rivelazione d'identità. Queste tecniche devono essere dinamiche e adattive, capaci di evolversi in risposta a nuovi metodi di de-anonimizzazione che sfruttano l'intelligenza artificiale e l'apprendimento automatico per unire i puntini tra i dati apparentemente anonimi.
     
  4. L'anonimizzazione deve essere vista come un processo continuo e iterativo, non un evento una tantum. Significa istituire un ciclo di vita dei dati in cui l'anonimato è mantenuto attraverso controlli e bilanciamenti regolari, aggiornando le tecniche utilizzate in risposta alle mutevoli tecnologie e alle crescenti capacità analitiche. Le organizzazioni devono essere trasparenti riguardo alle pratiche di anonimizzazione adottate e disposte a verificare periodicamente la loro efficacia.
     
  5. Inoltre, la formazione e la consapevolezza dei dipendenti sul significato dell'anonimizzazione e sulle modalità di identificazione dei dati sensibili diventano parti integrali del processo. La sicurezza dei dati non è solo una questione tecnica, ma anche umana; l'errore umano rimane uno dei maggiori rischi per la privacy dei dati.
     
  6. Infine, l'anonimizzazione non è solo un dovere legale, ma un impegno etico. La fiducia del pubblico nelle capacità di un'organizzazione di proteggere la privacy dei dati può avere un impatto diretto sulla sua reputazione e successo. È imperativo, quindi, che le organizzazioni affrontino la questione con il rigore e l'attenzione che merita.

In conclusione, l'anonimizzazione efficace dei dati personali è una “danza” complessa tra competenze tecniche e consapevolezza etica. Solo con un approccio olistico, che considera tutti i possibili percorsi verso l'identificazione individuale e si adatta con agilità al cambiamento, le organizzazioni e le imprese possono sperare di mantenere il passo con l'evoluzione della privacy nell'era digitale.

 

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