Naspi anticipata: quando va restituito l’incentivo all’autoimprenditorialità?

Con l’ordinanza n. 8422/2025 del 31 marzo 2025, la Corte di Cassazione interviene su un tema rilevante per chi ha scelto di mettersi in proprio usufruendo della liquidazione anticipata della NASPI.
Cos'è l'incentivo all’autoimprenditorialità? Si tratta della possibilità, per chi ha perso involontariamente il lavoro, di ricevere in un’unica soluzione l’importo della NASPI per avviare un’attività autonoma o un’impresa individuale. Questo incentivo ha una finalità ben precisa: sostenere l’avvio di un progetto imprenditoriale.
Se il beneficiario interrompe l’attività autonoma e si rioccupa come lavoratore subordinato, anche per un periodo limitato, viene meno la finalità dell’incentivo. In questi casi, si apre la questione della restituzione dell’importo ricevuto.
La Cassazione con l'ordinanza n. 8422/2025 ha chiarito che l’obbligo restitutorio non deve essere rigido o totale. Può essere rimodulato sulla base di due criteri: la durata dell’attività autonoma effettivamente svolta e le cause, non imputabili al lavoratore che abbiano impedito la prosecuzione dell’attività (ad esempio, difficoltà oggettive o eventi imprevisti).
In sostanza, la restituzione deve essere proporzionata al tempo in cui si è effettivamente esercitata l’attività autonoma prima di passare a un lavoro dipendente.
Questo orientamento apre a una maggiore tutela per chi sceglie di fare impresa ma, per ragioni indipendenti dalla propria volontà, è costretto a interrompere il percorso. Una lettura più equa, che tiene conto delle difficoltà concrete nel fare impresa e incoraggia l’iniziativa individuale, senza penalizzare chi si rimette in gioco nel mercato del lavoro.