Automazione e digitalizzazione dei processi manuali: servono le competenze

L’automazione dei processi manuali, oggi, resta un tema centrale nel percorso di innovazione delle imprese. L’arretratezza del parco macchine presente in molte aziende impone una riflessione su come fare per attivare un aggiornamento delle tecnologie in grado di migliorare l’efficienza aziendale ed energetica, oltre a consentire un continuo flusso di dati.
Qual è quindi il punto della situazione? A fornirlo è Andrea Zanchettin, professore al Politecnico di Milano: «Gli incentivi di questi anni hanno sicuramente fornito un bel boost allo svecchiamento del parco macchine sotto ogni punto di vista, quindi penso alle macchine utensili ma anche ai robot. Girando tra le piccole e medie imprese, si nota comunque, in effetti, che ci sono macchine di 40-50 anni. Probabilmente l’imprenditore non ha ritenuto vantaggioso l’investimento, o comunque non ha valutato di poter ottenere un ritorno tangibile attraverso il ricambio».
Perché ciò è accaduto? «È difficile trovare la ragione esatta - afferma Zanchettin - probabilmente quella economica è la principale: mi conviene tenere la macchina vecchia oppure punto su quella nuova? La risposta, magari, è stata la prima, e in un certo specifico ambiente non si è ritenuto di doversi dotare di una macchina nuova, pur con tutti i benefici fiscali che sarebbero andati a ridurre l’impatto dell’investimento. La macchina vecchia, forse, si è ritenuto che non impattasse troppo a livello di costi di manutenzione, per fare un esempio. Per sapere la motivazione dominante va comunque visto il caso specifico. Certo possiamo anche valutare la scarsa liquidità, tra periodo Covid e riduzione della domanda, ma pensiamo pure al costo delle materie prime e in primis dell’energia. Così magari l’imprenditore non è neppure andato a informarsi».
Un altro elemento: «Le piccole e soprattutto le microimprese sono molto lontane da quello che è mainstream, e può esserci un difetto di formazione su quelli che potrebbero essere i benefici di avere una macchina connessa. Non parlo di ignoranza dell’imprenditore, ma piuttosto del fatto che le campagne di formazione non lo hanno raggiunto. Sul fronte della formazione esistono sicuramente le associazioni, i digital innovation hub, i vari sportelli, i competence center: tendenzialmente il microimprenditore, quello che per intenderci ha la torneria meccanica, potrebbe anche scoraggiarsi non tanto per la ridondanza dell’offerta, ma perché deve fare uno step preliminare per capire anche solo a chi andare a chiedere. Se il problema è rinnovare, oppure innovare, i propri processi produttivi ci sono diversi interlocutori».
C’è tuttavia anche chi, in questi anni, si è mosso seppur non in maniera completa: «Vedo molti casi in cui c’è stato un rinnovamento del parco macchine per usufruire anche degli incentivi o comunque perché era il momento di mandare in pensione la macchina obsoleta - precisa il docente del Politecnico - ma tendenzialmente una volta fatta la perizia per il piano di compatibilità con l’Industria 4.0 qualcuno ha deciso sì di sfruttare l’opportunità, ma poi non è riuscito veramente a sfruttare il fatto di avere una macchina digitale. A mio parere è giunto il momento, per chi dispone di queste tecnologie, di capire meglio - e qualcuno deve ancora passarci - cosa può fare in più rispetto a prima».
Un ambito caldo, sotto questo aspetto, è quello della robotica: «Esistono nuove generazioni di robot profondamente diverse da quelli tradizionali in cui il discorso fatto per le macchine è ancora più accentuato. Vedo molti robot che essendo relativamente facili da programmare vengono usati come robot tradizionali, e viene utilizzato poco l’elemento della collaboratività, che avrebbe richiesto decisioni specifiche da parte di chi gestisce l’azienda».
Con riferimento invece a chi non ha ancora fatto il passo, «sarebbe il caso di andare a intercettarlo e informarlo, formarlo - chiude Zanchettin - e magari accompagnarlo nella valutazione degli investimenti. Esistono realtà che possono affiancare l’azienda in questi processi in quando dispongono delle competenze giuste, e possono accompagnare anche il microimprenditore».