PTE: cosa prevede, in sintesi, il Piano per la Transizione Ecologica?

Come lo definisce lo stesso Ministero della Transizione Ecologica, il Piano nazionale di Transizione Ecologica (PTE) “risponde alla sfida che l’Unione Europea con il Green Deal ha lanciato al mondo: assicurare una crescita che preservi salute, sostenibilità e prosperità del pianeta, attraverso l’implementazione di una serie di misure sociali, ambientali, economiche e politiche, aventi come obiettivi, in linea con la politica comunitaria, la neutralità climatica, l’azzeramento dell’inquinamento, l’adattamento ai cambiamenti climatici, il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi, la transizione verso l’economia circolare e la bioeconomia”.
La versione finale del Piano per la Transizione Ecologica (PTE), approvata dal Cite l’8 marzo 2022, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 15 giugno con il documento definitivo di 175 pagine (PDF).
Il Piano, in coerenza con le linee programmatiche delineate dal PNRR, prevede un completo raggiungimento degli obiettivi nel 2050 “anno in cui l’Italia deve conseguire l’obiettivo, chiaro e ambizioso, di operare “a zero emissioni nette di carbonio” e cioè svincolandosi da una linearità tra creazione di ricchezza e benessere con il consumo di nuove risorse e/o aumento di emissioni”.
Le tematiche delineate nel Piano nazionale di Transizione Ecologica sono suddivise in:
- Decarbonizzazione - L’obiettivo è quello di portare avanti il processo di azzeramento delle emissioni di origine antropica di gas a effetto serra fino allo zero netto nel 2050. Al 2030 viene riportato l’obiettivo del taglio delle emissioni del 55% in conformità al target europeo. Il Pte ipotizza uno sforzo ulteriore nelle politiche di risparmio energetico, soprattutto nei settori dei trasporti e dell’edilizia. La generazione di energia elettrica, a sua volta, dovrà dismettere l’uso del carbone entro il 2025 e provenire nel 2030 per il 72% da fonti rinnovabili, fino a sfiorare livelli prossimi al 95-100% nel 2050.
- Mobilità sostenibile - La necessità è quella di identificare soluzioni per incrementare i livelli di appetibilità e fruibilità del servizio di trasporto pubblico, creando tutte le condizioni che assicurino un effettivo shift modale verso l’utilizzo del mezzo pubblico, dunque con una maggior estensione del trasporto su ferro (come già avviato nel Pnrr). La mobilità privata dovrà progressivamente essere convertita a emissioni zero.
- Miglioramento della qualità dell’aria - L’obiettivo è portare l’inquinamento sotto le soglie di attenzione indicate dall’Organizzazione mondiale della sanità, verso un sostanziale azzeramento. Tra gli obiettivi intermedi quello del 2030: ridurre di oltre il 55% gli impatti sulla salute (morti premature) dell'inquinamento atmosferico.
- Contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico - Per minimizzare queste dinamiche distruttive è necessario da un lato adottare obiettivi di arresto del consumo di suolo, fino a un suo azzeramento entro il 2030, dall’altro migliorare sensibilmente la sicurezza del territorio e delle comunità più vulnerabili, al fine di tutelare il paesaggio e il patrimonio storico e artistico del Paese.
- Miglioramento delle risorse idriche e delle relative infrastrutture - Il Piano indica che le strategie di adattamento ai cambiamenti climatici riguardano anche l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse idriche (a scopo civile, industriale e agricolo). In continuità con i progetti impostati dal Piano di ripresa e resilienza, il PTE intende completare l’opera di efficientamento e potenziamento delle infrastrutture idriche entro il 2040.
- Ripristino e rafforzamento della biodiversità - Il Piano sottolinea come la crisi della biodiversità, messa a repentaglio dai cambiamenti e dal sovrasfruttamento delle risorse, abbia effetti sulla capacità di adattamento del territorio agli impatti climatici in termini di minore assorbimento di carbonio da parte dei sistemi naturali e di maggiore vulnerabilità alle anomalie climatiche ed eventi estremi. La strategia include tra le misure il rafforzamento delle aree protette dall’attuale 10,5% al 30% della superficie, e dal 3 al 10% di protezione rigorosa entro il 2030.
- Tutela del mare - Il Piano indica target minimi di tutela al 2030 anche per il mare e misure più incisive di contrasto alla pesca illegale. Evidenzia inoltre la necessità di costruire un'alleanza tra le politiche di protezione dell’ambiente marino e le politiche che disciplinano le attività marittime.
- Promozione dell’economia circolare, della bioeconomia e dell’agricoltura sostenibile - L’obiettivo è quello di passare da un modello economico lineare a un modello circolare, con il fine ultimo di creare, entro metà secolo, un modello additivo e non sottrattivo di risorse. Il modello di produzione/consumo va dunque ripensato in funzione di una produzione additiva, in modo da permettere non solo il riciclo e il riuso dei materiali ma anche il disegno di prodotti durevoli, improntando così i consumi al risparmio di materia e prevenendo alla radice la produzione dei rifiuti. Al contempo vanno eliminate inefficienze e sprechi e va promossa una gestione circolare delle risorse naturali dei residui e degli scarti anche in ambito agricolo e più in generale nei settori della bioeconomia.
Frutto del lavoro collettivo del Cite e coordinato dal Mite, il Piano verrà aggiornato periodicamente in base alla maturazione di nuove tecnologie che si affiancheranno a quelle attuali per realizzare obiettivi così ambiziosi, e di politiche economiche e sociali che accompagneranno tale transizione in modo da assicurare giustizia, benessere e lavoro.