Inquadrare l’impatto ESG in azienda: tre passi per capire da dove iniziare
In un contesto in cui la sostenibilità rappresenta una leva cruciale per le performance aziendali, il concetto di ESG si impone come un paradigma imprescindibile per le aziende che guardano al futuro. L'acronimo ESG identifica le tre aree chiave della sostenibilità aziendale: l'ambiente (E), il sociale (S) e la governance (G). Ogni lettera rappresenta, quindi, un insieme di pratiche e criteri che definiscono quanto un'azienda è preparata ad affrontare e gestire le sfide legate alla sostenibilità e alla responsabilità sociale. Ecco, grazie al contributo di Jacopo Brioschi, coordinatore area innovazione e sviluppo di Artser, i primi tre passi essenziali per iniziare a inquadrare l'impatto ESG della propria azienda.
Determinare ciò che è significativo per un'azienda e i suoi stakeholder è il punto di partenza. Questo processo, noto come Analisi di Materialità, aiuta a identificare e prioritizzare le questioni ESG rilevanti per l'organizzazione e il suo contesto operativo.
- Identificazione delle impronte ESG: valutare l'impatto attuale dell'azienda sulle dimensioni ambientali, sociali e di governance che dipende da fattori oggettivi (settore, dimensione, caratteristiche proprie e del territorio in cui opera).
Valutazione delle criticità: esaminare la presenza di eventuali fattori di rischio o vulnerabilità nelle aree ESG, con una particolare attenzione a quelli che potrebbero influenzare la continuità aziendale.
Una volta compresa l'importanza delle diverse aree di impatto, il passo successivo è stabilire metriche concrete. Questi indicatori permetteranno all'azienda di monitorare progressi e regressi in maniera oggettiva e quantificabile.
- Definizione di KPI ESG: sviluppo di indicatori chiave di performance che rispecchino gli obiettivi ESG aziendali.
Integrazione dei sistemi di contabilizzazione: implementazione di metodologie di contabilizzazione (economica e non) per tracciare i KPI e valutare l'efficacia delle politiche aziendali.
Il terzo passo riguarda la formalizzazione di politiche e pratiche che supportino gli obiettivi ESG dell'azienda, «pratiche che spesso sono già in essere – evidenzia Brioschi – ma che devono essere poste a sistema e non rappresentare più interventi “a spot”». Questo comporta la creazione di un framework di riferimento all'interno del quale le azioni quotidiane si traducono in benefici misurabili. Due esempi.
- Codificazione delle procedure: stabilire linee guida chiare che assicurino la coerenza delle azioni aziendali con gli obiettivi ESG.
- Sistemi di conciliazione vita-lavoro: attuare politiche per la gestione delle risorse umane che promuovano un ambiente di lavoro equilibrato e sostenibile.
Da rimarcare l'importanza di passare dall'autocertificazione, che pur rappresenta un punto di partenza, a una rendicontazione ESG autentica e concreta. In questo senso, la formalizzazione delle azioni ESG e la loro contabilizzazione non solo migliorano l'efficienza interna, ma si traducono in un valore riconosciuto esternamente da clienti e partner. In conclusione, l'adozione di un approccio metodico verso l'ESG non è solo una risposta alle richieste del mercato, ma un'opportunità per le aziende di posizionarsi come soggetti responsabili nell'ambito della sostenibilità, migliorando al contempo le proprie prospettive economiche a lungo termine.