Guida agli investimenti tech: sarà l'anno di sicurezza, cloud e CRM
Nonostante la complicata situazione macroeconomica, continua la crescita degli investimenti digitali nelle aziende e, a trainarli, sono finalmente le Pmi. Secondo l’osservatorio Digital transformation academy, dopo il forte aumento del 2022 (+4,2%), per il 2023 si stima un rialzo del 2,1% dei budget Ict delle imprese italiane.
Nel 2022, come illustra Alessandra Luksch, direttore degli osservatori Startup intelligence e Digital transformation academy di Osservatori.net, solo il 13% delle aziende ha dovuto rallentare o fermare i progetti di digitalizzazione, il 28% ha colto lo stimolo per accelerarli e la maggioranza (57%) ha portato avanti i progetti senza particolari impatti. Nel corso dell’anno sono entrate nel vivo anche le prime azioni concrete di attuazione del Pnrr, che al suo interno prevede importanti investimenti nell’area della digitalizzazione.
E sempre Alessandra Luksch, con Filippo Frangi, ricercatore dello stesso istituto, indicano i settori dove investire assolutamente nei prossimi, soprattutto per quanto riguarda le Pmi.
SICUREZZA - L'information security si conferma al primo posto da diverso tempo. È sempre più necessario, infatti, trovare dei sistemi per proteggere dati e informazioni aziendali.
CLOUD - Il cloud computing è una tipologia di erogazione servizi on demand. In sostanza, un soggetto terzo, tramite Internet, consente a un'azienda di usufruire di un determinato servizio utile allo svolgimento di un’attività lavorativa.
CRM - Si tratta di sistemi per supportare il monitoraggio, la gestione e il rapporto con i clienti.
Per il futuro, i due esperti cercano di indicare qualche altra frontiera su cui si dovrà investire nei prossimi anni anche nelle Pmi e dove, qualche imprenditore più digital, potrebbe essere già attivo. Anche perché guardando al futuro degli investimenti digitali in Italia, si prevede che nel 2023 il 43% delle Pmi aumenterà i budget per le tecnologie digitali. Un incremento trainato dalle imprese di taglia media.
- BIG DATA
In questo settore, si vede già un tasso di crescita che lo indica come fondamentale per avere informazioni strategiche sulla situazione e sullo sviluppo aziendale. - SOSTENIBILITA'
Sarà un tema obbligatorio che, per ora, ha solo sfiorato le PMI. Anche qui il digitale può essere uno strumento per supportare gli obiettivi di sviluppo del comparto. Gran parte delle imprese di grandi dimensioni ha già inserito i temi della sostenibilità nei piani strategici. Molto meno e PMI, che scontano la necessità di concentrare l’attenzione sull’operatività quotidiana. E il digitale è lo strumento per supportare i processi di transizione sostenibile: ben il 60% delle grandi imprese (e il 29% tra le PMI) ha definito approcci strutturati o ruoli per rispondere a obiettivi di sostenibilità. - FARE SISTEMA
Le PMI a volte vedono il digitale come disturbo della quotidianità su cui sono affannati. Quindi sarebbe necessario fare più sistema con associazioni di categoria e istituzioni che dovrebbero trovare forme di informazione e incentivo per superare questo blocco. Nelle PMI sono ancora rari ruoli dedicati all’innovazione digitale (8% dei casi) e si predilige una gestione occasionale (60%) o il ricorso a consulenti esterni (13%).
Insomma, secondo Alessandra Luksch e Filippo Frangi, il budget per l’Ict è «finalmente in crescita anche nelle Pmi. È un dato che ci rincuora, perché con un Pil nazionale che non dovrebbe crescere di molto, gli investimenti in digitalizzazione non erano scontati. Anzi, il trend è proprio trainato dalle Pmi, mentre le grandissime imprese, vista la situazione di incertezza, hanno preferito attendere quello che succederà nei prossimi mesi».