Rappresentanze sindacali aziendali (RSA): la Corte Costituzionale amplia le possibilità di costituzione nelle imprese

Con la sentenza n. 156 depositata il 30 ottobre 2025, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità parziale dell’art. 19, comma 1, dello Statuto dei Lavoratori (Legge n. 300/1970).
Secondo la Consulta, il testo vigente viola i principi di ragionevolezza e pluralismo sindacale – sanciti dagli articoli 3 e 39 della Costituzione – nella parte in cui non consente la costituzione di rappresentanze sindacali aziendali (RSA) da parte di associazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
La pronuncia nasce da una controversia sollevata dal Tribunale di Modena, nell’ambito di un procedimento per condotta antisindacale.
Un’azienda aveva negato a un sindacato la possibilità di costituire la propria RSA, poiché quest’ultimo non aveva partecipato alle trattative né sottoscritto il CCNL applicato. Il giudice rimettente ha quindi evidenziato il rischio che tali criteri potessero essere utilizzati in modo strumentale, per escludere dal confronto sindacati non graditi.
Richiamando la precedente sentenza n. 231/2013, la Corte ha ribadito che la partecipazione alla contrattazione collettiva resta un criterio legittimo per individuare i soggetti titolati a costituire le RSA. Tuttavia, quando questo criterio viene applicato in modo da escludere sindacati che godono di una reale rappresentatività, esso diventa irragionevole e contrario ai principi costituzionali.
Per garantire una maggiore coerenza con l’evoluzione delle relazioni industriali, la Consulta ha quindi ricondotto la disciplina alla nozione di “associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”, ormai consolidata nella normativa recente.
La Corte ha infine auspicato un intervento del legislatore per una revisione organica dell’art. 19, che valorizzi l’effettiva rappresentatività in azienda come criterio di accesso alla tutela promozionale e alla costituzione delle RSA.
Una prospettiva che punta a rafforzare la trasparenza e il pluralismo nel sistema delle relazioni sindacali, evitando interpretazioni restrittive e garantendo un equilibrio più equo tra le diverse organizzazioni dei lavoratori.