Smart building, a che punto siamo? Tutto quello che c’è da sapere nel settore costruzioni

Il contributo di Federico Frattini e Federico Boga del Politecnico di Milano, che si sono occupati dello Smart Building Report

 
smart building

In un contesto nel quale la trasformazione digitale rappresenta ormai una realtà con cui fare i conti, il settore dell’edilizia e delle costruzioni è chiamato a fare la propria parte. Lo Smart Building, cioè la realizzazione di un edificio intelligente che possa utilizzare tecnologie avanzate per ottimizzare la gestione dei sistemi di energia, sicurezza, comfort e produttività, rappresenta un’opportunità di cui va ancora, forse, compresa la portata. Facciamo il punto della situazione grazie a Federico Frattini e Federico Boga del Politecnico di Milano, che si sono occupati in prima persona del recente Smart Building Report 2022.

Smart Building: lo stato dell'arte in cinque punti 

1. «Per noi - afferma Frattini - Smart Building non vuol dire tanto “parlare” con gli elettrodomestici». È, piuttosto, un insieme di energia, efficienza, comfort e salute degli occupanti, da legare poi all’infrastruttura digitale che permette di far operare queste tecnologie.

2. Questa architettura si divide, da un lato, in layer di automazione del controllo, come la sensoristica che può essere integrata ai vari dispositivi e i sistemi che consentono l’attivazione dell’intelligenza, e poi esiste la parte software. Trasversalmente a questo doppio livello vi è l’architettura di comunicazione.

3. «Si tratta - sottolineano gli esperti - di uno di quegli ambiti in cui c’è un grande hype, un interesse a comprendere i benefici e gli impatti di questo modello». Ma in realtà, da un punto di vista pratico c’è una scarsità di applicazioni ancora importante.

4. «Abbiamo per anni fatto una mappatura degli edifici ad alto livello di intelligenza. E prendendo in esame gli edifici creati dopo il 2015, meno del 10% è dotato di un buon livello di intelligenza». Ciò sta a indicare che la grande maggioranza degli edifici ha un livello di intelligenza molto limitato.

5. Esiste una legge che introduce l'obbligatorietà dell'infrastruttura fisica multiservizio passiva, si pensi a modelli di comunicazione come una fibra ottimale all'interno dell'edificio: «Questa legge viene in verità disattesa nella costruzione degli edifici».

Le opportunità legate all'intelligenza artificiale 

«L’intelligenza artificiale - precisa Federico Frattini - in architettura si inserisce nel layer delle piattaforme di gestione e controllo, è quel passaggio che permette di raggiungere la piena intelligenza dell'edificio. Oggi vediamo edifici che si presentano come intelligenti nel senso che rilevano parametri ambientali e di performance, ma poi ci sono algoritmi preimpostati che compiono azioni sulla base di questi input».

L'intelligenza artificiale, invece, dovrebbe far sì che l'edificio si evolva nel tempo alla luce dei comportamenti e dei bisogni di chi lo vive. In tal modo si porta l'edificio al concetto di smartness, come se fosse dotato di un cervello che permette di attivare l'edificio sulla base non di parametri preimpostati. Ciò vuol dire raggiungere come energia livelli di risparmio superiori, significa ottimizzare la produzione di energia da fonti rinnovabili, significa per l'utilizzatore ottimizzare il comfort e anche aspetti di sicurezza. Va detto che alcune piattaforme associate alle tecnologie sono già dotate di intelligenza, ma finché queste piattaforme restano stand alone non si ha un’ottimizzazione completa del sistema dell'edificio.

Residenziale, terziario e prospettive 

«Sicuramente – aggiunge Federico Boga - l'ambito residenziale è più arretrato rispetto al terziario. La composizione del parco edilizio italiano fa sì che la stragrande maggioranza degli edifici abbia un'età superiore ai 30-40 anni ed è difficile renderli intelligenti». Per quanto riguarda le prospettive a breve-medio termine, le possibili nuove norme e le disposizioni in essere hanno obiettivi quasi esclusivamente legati all'efficienza energetica dell'edificio, «quindi si pone in prima fila ciò che ha una performance energetica, trascurando il fatto che tante tecnologie per la gestione intelligente dell'edificio, con interventi anche piccoli e invasività inferiore, potrebbero portare risultati consistenti».

Tre focus per guardare al domani

In un edificio del terziario dotato di tecnologie classiche, il fatto di aggiungere un layer di intelligenza senza sostituire del tutto queste tecnologie può portare fino a un 10% di risparmi complessivi: «Questo è un qualcosa che a nostro parere il legislatore non sta interpretando appieno» precisano gli esperti. Occorre quindi fare di più: «Crediamo che per quanto riguarda il parco degli edifici esistenti o cambia l'impalcatura normativa o l'architettura degli edifici intelligenti non prenderà piede a pieno, Sicuramente ci sarà una crescita ma molto stand alone e non ottimale».

Per quanto riguarda le nuove costruzioni le prospettive sono più rosee: ci si aspetta infatti, soprattutto sul fronte del terziario, che almeno il 40-50% degli edifici nasca smart, con a disposizione tutte le infrastrutture adatte. Ad esempio, sul fronte energetico, lo Smart Building Report sottolinea che «ci si attende che circa il 7% del parco edilizio odierno venga ristrutturato entro il 2030, per un totale di circa 243 milioni di metri quadri. Tali edifici passeranno tipicamente da una classe energetica F o G a una classe A o superiore».

Sul versante delle imprese, senza dubbio le ristrutturazioni prevederanno interventi che porteranno un maggior livello di intelligenza. Queste tecnologie però non avranno un ritorno evidente in tempi rapidi, ma predisporranno l'edificio anche a sviluppi futuri non semplici da comprendere da qui a 5-7 anni. Lavorare oggi, in conclusione, anche in vista di futuri asset.

 

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