Corporate Sustainability, opportunità non solo per l’ambiente

A che punto siamo con l’adozione della direttiva europea CSRD?

 
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L’adozione della direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) rappresenta un passaggio epocale per il mondo imprenditoriale europeo e italiano. Approvata nel 2022, la direttiva è stata recepita nel nostro ordinamento con il Decreto Legislativo n. 125/2024, entrato in vigore a settembre. Questo nuovo quadro normativo punta a promuovere una rendicontazione chiara e standardizzata della sostenibilità, introducendo il concetto cardine della “doppia materialità”. Vediamo in dettaglio cosa comporta la CSRD, a che punto siamo in Italia e come le imprese possono cogliere le opportunità offerte, superando le sfide.

Un nuovo standard di sostenibilità 

Ricordiamo che la CSRD supera la precedente Non-Financial Reporting Directive (NFRD), ampliandone notevolmente il campo di applicazione e la portata. Gli obiettivi principali della direttiva includono:

  1. Ampliamento degli obblighi di rendicontazione: la CSRD interessa ora circa 50mila imprese in tutta l’Ue, contro le 1700 della NFRD.
  2. Standardizzazione: introduzione degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), elaborati dall’EFRAG, che stabiliscono criteri precisi per la raccolta e la presentazione dei dati ESG (ambientali, sociali e di governance).
  3. Doppia materialità: le aziende devono rendicontare sia l’impatto delle loro attività sui fattori ESG sia come questi fattori influenzano le performance economiche dell’impresa.
  4. Verifica esterna: la rendicontazione deve essere certificata da revisori indipendenti, rafforzando la credibilità delle informazioni.
L’ambito di applicazione in Italia

Con il Decreto Legislativo 125/2024, l’Italia ha recepito integralmente la direttiva, imponendo obblighi graduali in base alla tipologia di impresa:

  • Dal 2024: grandi imprese già soggette alla NFRD.
  • Dal 2025: tutte le altre grandi imprese.
  • Dal 2026: Pmi quotate, enti creditizi piccoli e non complessi.
  • Dal 2028: filiali di imprese extra-Ue con ricavi superiori a 150 milioni di euro in Europa.
A che punto siamo in Italia? 

Le imprese italiane stanno affrontando un complesso percorso di adeguamento. Ecco i principali elementi da considerare sotto questo aspetto:

  1. Adeguamento normativo e organizzativo
    - Molte aziende hanno avviato la formazione del personale per comprendere i nuovi obblighi.
    - Cresce la domanda di strumenti digitali per la raccolta e l’elaborazione dei dati ESG.
  2. Sfide tecniche e operative
    Raccolta dati: non tutte le aziende dispongono di sistemi adeguati a monitorare in modo efficace i parametri ESG.
    Standardizzazione: l’applicazione uniforme degli ESRS richiede un impegno significativo.
  3. Sostegno agli imprenditori
    - Importante in questa fase fornire linee guida e supporto per aiutare le Pmi a conformarsi ai nuovi obblighi.
I vantaggi per le imprese

Nonostante le complessità, la CSRD offre opportunità strategiche per le aziende:

  • Maggiore trasparenza e fiducia: una rendicontazione chiara rafforza la reputazione aziendale presso investitori e clienti.
  • Accesso agevolato al credito: le imprese sostenibili godono di condizioni finanziarie più favorevoli. Secondo dati Crif, le aziende virtuose hanno registrato nel 2023 una riduzione del 34% dei tassi di default e un incremento dell’11% nell’accesso ai finanziamenti.
  • Vantaggio competitivo: aderire agli standard ESG consente di distinguersi in un mercato sempre più attento alla sostenibilità.
Sfide da affrontare 

Le aziende devono tuttavia superare alcuni ostacoli per sfruttare appieno i benefici della CSRD. Vediamone alcuni.

  • Costi di implementazione: la raccolta e la verifica dei dati ESG possono comportare spese significative, soprattutto per le Pmi.
  • Formazione: è essenziale investire in competenze specifiche per garantire la conformità agli standard richiesti.
  • Regime sanzionatorio: le violazioni degli obblighi possono comportare sanzioni pecuniarie e danni reputazionali.
Come prepararsi alla CSRD? 

A seguire alcuni passaggi chiave:

  1. Valutazione iniziale
    - Identificare le aree aziendali impattate dalla CSRD.
    - Mappare i dati ESG già disponibili.
  2. Pianificazione
    - Definire un piano d’azione per adeguare i processi aziendali.
    - Coinvolgere consulenti specializzati e revisori indipendenti.
  3. Formazione e sensibilizzazione
    - Educare il personale sull’importanza della rendicontazione ESG.
    - Favorire una cultura aziendale orientata alla sostenibilità.
  4. Implementazione
    - Adottare strumenti digitali per la raccolta dati.
    - Integrare gli standard ESRS nei report aziendali.

La CSRD rappresenta senza dubbio una svolta potenzialmente epocale per il tessuto imprenditoriale italiano, imponendo alle imprese di guardare oltre i meri risultati economici per considerare il proprio impatto sulla società e sull’ambiente. Se affrontata con lungimiranza, questa sfida può trasformarsi in un’opportunità per rafforzare la competitività e la resilienza del sistema produttivo nazionale. Occorre quindi ripensare il ruolo dell'impresa nel mercato globale: investire oggi nella sostenibilità significa non solo rispondere agli obblighi normativi, ma anche costruire il futuro dell'impresa su basi solide e durature.


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