Esportare in Canada: cinque anni di CETA tra Canada e Unione Europea
Il 21 settembre 2017 è entrato in vigore il CETA, Comprehensive Economic and Trade Agreement, tra Canada e Unione Europea. Questo importante accordo prevede non solo l’eliminazione della quasi totalità dei dazi sulle merci, ma anche l’accesso preferenziale al mercato dei servizi e la collaborazione tra i firmatari per il riconoscimento delle indicazioni di origine protetta, nonché provvedimenti volti a facilitare gli investimenti e la reciproca partecipazione delle imprese alle gare d’appalto pubbliche e la mobilità dei lavoratori.
Circa il 60% dei beni italiani importati dal Canada (corrispondente a 3,7 miliardi di euro nel 2020) è soggetto a un dazio pari a zero secondo la Clausola della Nazione Più Favorita (MFN), la restante parte invece è ammissibile nel regime preferenziale CETA.
Nel 2020 (ultimo dato disponibile) le merci italiane effettivamente esportate in Canada sotto il regime CETA erano pari a 1,5 miliardi di euro, determinando un PUR (Preference Utilisation Rate) del 69,1%, ampiamente superiore a quello dei prodotti europei (55,2%) e in crescita rispetto agli anni precedenti ma con spazi di miglioramento.
I tassi superiori all’80% si riscontrano per comparti quali prodotti alimentari lavorati, piastrelle in ceramica e lavori in vetro e pietra; mentre per importanti settori di import dall’Italia, quali tessile e abbigliamento, calzature e mezzi di trasporto il PUR è decisamente inferiore, intorno al 65%. Ciò potrebbe riflettere il fatto che per filiere relativamente ben monitorate, come quella alimentare, è meno oneroso dimostrare l’origine preferenziale; al contrario, per filiere maggiormente frammentate e caratterizzate da un’elevata incidenza di input produttivi importati, può essere più complicato soddisfare i requisiti.
Non solo l’export di beni ha tratto vantaggio dall’accordo, ma dal 2018, primo anno completo dall’applicazione del CETA, si sono registrati significativi flussi di investimenti italiani diretti in Canada (in media annua, 500 milioni di euro tra 2018 e 2021 contro 153 milioni nel periodo 2014-2017); lo scorso anno lo stock di IDE ha raggiunto 4,5 miliardi di euro. Inoltre, le facilitazioni concesse alle imprese europee per accedere agli appalti e investire in questo mercato continuano a offrire importanti opportunità alla luce anche dei piani infrastrutturali promossi dal Paese, ad esempio quello del Québec 2022-2032 da 142,5 miliardi di dollari.
Fonte dati SACE