Romania: da terra di delocalizzazione a opportunità di Mercato

La Romania è stata per diversi anni il luogo simbolo della delocalizzazione italiana, tra la fine degli anni ’90 e i primi dieci anni del nuovo millennio tante piccole e grandi aziende hanno spostato la produzione in questo paese attirati dal costo della mano d’opera competitivo (allora per le figure professionali del comparto manifatturiero addirittura un decimo di quelli italiani), il basso costo di energia e green fields uniti politiche fiscali di attrazione di investimenti esteri molto vantaggiose.
Ad oggi possiamo dire che una grande maggioranza di questi imprenditori sono tornati sui propri passi, riportando la produzione in Italia: a produrre in loco è rimasto chi è riuscito a penetrare sul mercato locale e sui mercati limitrofi. I motivi del ritorno sono stati principalmente il sensibile aumento dei salari, l’introduzione di maggiori tutele dei lavoratori ed il ridursi dei vantaggi fiscali (in alcune zone economiche speciali era prevista una regressione graduale).
Questo fenomeno di re-shoring non ha avuto un impatto sulla crescita economica del paese: alle aziende straniere che abbandonavano il paese si è sostituita una generazione di imprenditori locali e il paese ha continuato a crescere a tassi sostenuti, con un sensibile aumento del benessere e una lenta ma progressiva riduzione delle disuguaglianze tra le città e le zone rurali.
In seguito agli inaspettati risultati positivi ottenuti dall’economia romena nel primo e secondo trimestre, e nonostante la crisi energetica, la guerra in Ucraina e la pandemia da Covid-19, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha migliorato la sua previsione di crescita economica per la Romania nel 2022 dal 2,2%, stimato in primavera, al 4,8%, mentre l’istituto di statistica stima che la crescita possa arrivare al 7%. Pertanto nonostante un contesto internazionale di particolare instabilità, l’economia risulta in salute e anche l’andamento degli scambi commerciali con l’estero dimostra la sua integrazione nel contesto europeo con interconnessioni solide ed in continua crescita anche nei rapporti con l’Italia.
Questi fattori hanno reso la Romania da “fabbrica” a “mercato” di interesse sia per le aziende europee che offrono prodotto finito che per le catene di subfornitura. In particolare i fattori di interesse sono:
- contesto di stabile crescita economica e di salari,
- crescita di classi medie nei centri abitati con salari europei,
- posizione Geografica ed apertura del mercato,
- collegamenti logistici capillari con l’Italia, sia per persone che per merci,
- consolidamento dei rapporti economici e culturali con l’Italia,
- presenza rilevante di aziende italiane in settori strategici (settore bancario, infrastrutture edilizia),
- sviluppo di tessuto locale di PMI interessate a prodotti intermedi che reperiscono difficilmente sui mercati limitrofi,
- fase contingente di importante sviluppo urbanistico che traina la crescita in diversi settori.
I settori che appaiono di maggiore interesse per uno sviluppo commerciale delle PMI italiane, analizzando i dati storici delle esportazioni appaiono essere:
- materiali per l’edilizia e impiantistica (legato allo sviluppo urbano)
- arredamento
- alimentare
- tessile e Moda
- subfornitura meccanica
Il mercato rumeno ha dimensioni rilevanti con specificità territoriali molto marcate, è pertanto importante dedicare la giusta attenzione allo studio del mercato target e accompagnarsi ad operatori che hanno una conoscenza diretta del tessuto locale.
Artser ha iniziato da due anni un percorso con un partner locale per lo sviluppo di un presidio commerciale stabile sul territorio rumeno per accompagnare le imprese verso il mercato rumeno.