Sicurezza, perché è utile cambiare strategia sulla formazione
Una delle parole che incessantemente ricorre quando si parla di infortuni sul lavoro, di sicurezza nei luoghi di lavoro, di cultura della sicurezza, tanto a livello internazionale che europeo che italiano, è quella della formazione: più formazione dei datori di lavoro, più formazione dei manager e delle figure di responsabilità, più formazione dei lavoratori all’utilizzo delle nuove tecnologie e al cambiamento.
Ma siamo sicuri che è sufficiente stare in formazione perenne per ricavarne utilità?
In alcune realtà dove abbiamo proposto un percorso formativo “diverso” che aiutasse a percepire la sicurezza (o l’insicurezza), abbiamo visto crescere enormemente la motivazione al cambiamento del comportamento dei lavoratori.
La responsabilità degli errori commessi in un evento infortunistico è quasi sempre da attribuire all’uomo; nonostante si lavori incessantemente per rendere più affidabili le attrezzature, i materiali e gli impianti, si aggiungano ridondanze e protezioni, IL fattore principale rimane quello legato alle condizioni psico-fisiche dei lavoratori.
Quali sono le reazioni del nostro comportamento di fronte a determinati pericoli o stimoli? Perchè in determinate situazioni non si è stati capaci di adottare un comportamento adeguato? Quali strategie di collaborazione e valorizzazione del potenziale delle persone possono procurare un utile vantaggio anche all’impresa?
È utile prevedere attestati ogni 2 o 3 ore di formazione (con il problema che il lavoratore stesso non riesce neppure più a tenerli adeguatamente archiviati)? È importante il bagaglio nozionistico o serve rafforzare anche altre competenze cognitivo-comportamentali nei lavoratori? L’universo dei comparti, esperienze, anzianità, mansioni richiederebbe quante regole formative per essere completo?
Ci vengono in mente le parole di tanti atleti dello sport dove si è capito che mente e corpo sono tutt’uno e non basta allenare uno se non si lavora anche sull’altro.
È evidente che servono dati e misurazioni oggettive per poter proporre azioni che arrivino a cambiare il modo di vedere il proprio lavoro quotidiano.E’ evidente che non è un lavoro che si può fare a distanza, con una piattaforma informatica, standardizzando e moltiplicando soluzioni pre-confezionate.
È evidente che ci vuole un imprenditore avveduto, motivato, appassionato a questo lavoro chirurgico, fatto di riscontri vicendevoli tra le persone che insieme lavorano ogni giorno e che prima di ogni altra cosa, cercano la fiducia nel proprio compagno/collega.
Bene, noi ci stiamo già lavorando e se sei interessato a saperne di più, contattaci.