Covid nei luoghi di lavoro: denunciati all’INAIL quasi 300mila contagi da inizio pandemia

Dall’inizio della pandemia al 31 agosto 2022 le infezioni da Covid-19 di origine professionale segnalate all’INAIL sono state 296.806, pari all’1,4% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto Superiore di Sanità alla stessa data.
Come emerge dal 29° report sui contagi lavoro-correlati elaborato dall’INAIL, nel 2022, con 99.133 contagi sul lavoro denunciati nei primi otto mesi, è concentrato, al momento, un terzo (33,4%) di tutti i casi segnalati all’INAIL dall’inizio della pandemia. Gennaio, in particolare, con 30.159 casi si colloca solo dopo novembre 2020, mentre i dati dei mesi successivi, con l’esclusione di quello di agosto ancora in consolidamento, risultano tra i più elevati, anche se tendenzialmente in diminuzione. Il 2020, con 148.944 infezioni denunciate, raccoglie il 50,2% di tutti i contagi. I 48.729 infortuni da Covid denunciati nel 2021 rappresentano, invece, il 16,4% del totale.
Il nuovo report conferma il trend in netta diminuzione dei casi mortali. I decessi rilevati dall’inizio della pandemia al 31 agosto 2022, infatti, sono 886, nove in più rispetto agli 877 di fine giugno. A fronte dei 581 casi mortali del 2020 e dei 291 del 2021, nei primi otto mesi di quest’anno i decessi denunciati sono 14, pari all’1,6% del totale. Se nel 2020 l’incidenza media dei decessi da Covid-19 sul totale di tutte le morti sul lavoro segnalate all’INAIL è stata di circa una denuncia ogni tre, nel 2021 è scesa a una su sei, contraendosi ulteriormente a una su 11 nei primi otto mesi del 2022.
L’età media dei lavoratori contagiati è di 46 anni per entrambi i sessi, con la fascia d’età 50-64 anni al primo posto con il 41,6% delle denunce, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,2%), under 35 anni (20,1%) e over 64 anni (2,1%).
L’analisi per professione conferma la prevalenza dei contagi tra il personale dell’ambito sanitario, con la categoria dei tecnici della salute al primo posto con il 37,7% delle denunce (in tre casi su quattro donne), l’82,3% delle quali relative a infermieri. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 16,0% (l’80,7% donne), i medici con il 9,4% (oltre la metà sono donne, più di un terzo medici internisti e generici), gli operatori socio-assistenziali con il 5,4% (l’85,3% donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (circa l’80% ausiliari, ma anche portantini e barellieri) con il 4,4% (72,7% donne).
Le altre professioni più colpite sono quelle degli impiegati amministrativi (5,8%, i due terzi donne), degli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta (2,3%, di cui più della metà donne), degli addetti ai servizi di pulizia (1,9%, oltre i tre quarti donne), degli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro (1,5%, di cui circa i due terzi donne), dei professori di scuola primaria (1,2%, di cui il 97,2% donne), dei conduttori di veicoli (1,2%, con una preponderanza di contagi maschili pari al 91,6%) e degli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia (1,1%, di cui il 31,4% donne).
Dall’analisi territoriale emerge che il 40,2% dei contagi sul lavoro è concentrato nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 23,4%), seguito dal Nord-Est con il 21,8% (Veneto 10,7%), dal Centro con il 16,9% (Lazio 8,3%), dal Sud con il 14,8% (Campania 7,4%) e dalle Isole con il 6,3% (Sicilia 4,5%).