I reati informatici salgono del 7,8%: le imprese cercano esperti in cybersecurity
Aumentano e si diffondono: nell’ultimo anno, i reati informatici hanno registrato un incremento del 7,8% (nel 2022 erano diminuiti del 2,8%) e superano del 5,6% il dato riguardante i delitti inerenti all’attività d’impresa. A dirlo sono i dati Istat sui delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria. È questo il pericolo che devono affrontare le imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni.
L’aumento dell’ultimo anno consolida una tendenza alla crescita di lungo periodo: tra il 2019 e il 2023 i reati informatici salgono del 45,5%, un tasso ampiamente superiore al +10% dei delitti inerenti all’attività d’impresa. Così, il peso dei reati informatici sul totale dei delitti d’impresa sale di 8,7 punti percentuali rispetto al 26,8% del 2019.
Nel confronto internazionale su dati Eurostat, si evidenzia che nel 2022 l’Italia è al sesto posto per incidenza dei delitti informatici tra 24 paesi UE: nel nostro Paese si contano 55 reati ogni 100 mila abitanti, 22 in più rispetto al 33 della media europea e superiore ai 24 ogni 100 mila abitanti della Francia, ai 20 della Germania e ai 15 della Spagna.
Secondo il sistema Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel 2023 il 43,1% delle imprese che hanno investito nella transazione digitale dichiara di aver effettuato investimenti nella sicurezza informatica con un elevato livello di importanza, quota in crescita rispetto al 35,5% del quinquennio precedente 2018-2022.
Però, il problema c’è. Ed è quello che richiama la carenza di figure professionali che siano in grado di gestire un apparato efficiente di sicurezza informatica. Secondo le analisi di Eurobarometro, oltre un quinto (22,8%) delle imprese italiane segnala la difficoltà nel trovare ed assumere personale con le giuste competenze: la media Ue è del 12%. Il dato italiano supera quelli di Germania (11,4%), Spagna (6,8%) e Francia (5,7%). Nel 2023 risulta difficile da reperire il 69,9% delle entrate di progettisti e amministratori di sistemi, categoria professionale che comprende le figure di cyber security expert, specialista e responsabile della sicurezza informatica.
- Furti: in esercizi commerciali, in auto in sosta, di automezzi pesanti trasportanti merci e di autovetture
- Rapine: in banca, in uffici postali, in esercizi commerciali ed in pubblica via
- Estorsioni
- Truffe e frodi informatiche
- Delitti informatici
- Contraffazione di marchi e di prodotti industriali
- Violazione della proprietà intellettuale
- Ricettazione
- Riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita
- Usura
- Danneggiamenti
- Contrabbando
Il 91% dei reati che riguardano le imprese è composto da truffe e frodi informatiche: ad esempio il phishing e l’alterazione del regolare funzionamento di un sistema informatico o telematico.
Il 9% comprende delitti informatici (in particolare accessi abusivi), danneggiamento mediante apparecchiature, dispositivi o programmi informatici e detenzione e/o diffusione abusiva di codici di accesso.
In un contesto di digitalizzazione accelerata dei processi produttivi, le imprese italiane devono affrontare nuove sfide e orientare le proprie strategie di investimento in tecnologie, capitale umano qualificato e sicurezza informatica. La carenza di personale qualificato, e una non completa consapevolezza sui ruoli in azienda della sicurezza informatica, richiedono investimenti in formazione e un supporto informativo istituzionale per promuovere le cyberskill, in modo che le imprese possano proteggere adeguatamente i propri sistemi e dati.
Al primo posto c’è il Molise con un incremento del 26,7% seguito da Trentino Alto-Adige (+14,5%), Liguria (+14%), Lazio (+13%), Toscana (+12,9%) e Friuli-Venezia Giulia (+12,4%). La flessione si registra, invece, in Basilicata (-4,7%) e Umbria (-1,8%). Nell’arco dell’ultimo quadriennio la media nazionale dei reati informatici è salita del 45,5%.